MONOCULTURA PLURALISTA ASSOLUTA
In una Democrazia Sinergica la forma repubblicana dello
stato non può essere messa in discussione neanche con votazioni a maggioranza
unanime.
L’unica monocultura accettabile in Democrazia è la Democrazia
stessa, infatti, essa è “idealmente intollerante” solo verso ogni forma di
tirannia compresa quella della maggioranza.
Ecco il motivo della scelta irrevocabile della forma di
stato repubblicana.
La democrazia coniugata al liberalismo non ammette forme
di governo diversa da quella democratica pur lasciando la massima libertà di
pensiero e di espressione. Il ragionamento alla base di questa apparente
contraddizione afferma il principio della irreversibilità della scelta di fondo
dovuta al tipo di legittimità attribuita alla “maggioranza” dei votanti di una
democrazia con diritto di voto universale. La maggioranza non può determinare
leggi che inibiscano irrevocabilmente alle attuali minoranze di poter diventare
maggioranze in futuro.
Una maggioranza che, per quanto ampia, trasforma uno
stato democratico in una monarchia assoluta, in una teocrazia assoluta o in
un’aristocrazia assoluta, rende impossibile per il futuro di cambiare
nuovamente la forma di stato con il metodo democratico in quanto escludono dal
diritto di voto e di autodeterminazione “la maggioranza” della popolazione.
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PENSIERI ISTANTANEI
Per le
minoranze, la maggioranza è legittimata a governare solo se mantiene le
condizioni che possono trasformare nel tempo le sue istanze in istanze
minoritarie.
Antonio
Campo 2012
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Le forme di stato anarchiche impediscono cambi di tipi di
stato in quanto non riconoscono l’autorità della maggioranza.
Quindi sono ammissibili in democrazia tutte quelle
varianti democratiche che assicurano alle attuali minoranze la possibilità in
futuro di diventare maggioranze autodeterminanti senza che questo possa
precludere per il futuro successivo la stessa dinamica politico – culturale.
Le forme di democrazie attualmente realizzate sono frutti
molto acerbi di quell’ideale che si è andato affinando in secoli di storia.
I primi articoli di una Costituzione Sinergica
Se immaginiamo una costituzione che tenga conto della
storia dovremmo scriverla …
LA LEGGE
Questa è la legge costituzionale. Essa stabilisce i
principi ai quali tutte le leggi e regolamenti che legittimano gli atti dello
stato devono informarsi. Le leggi i Regolamenti e gli atti dello stato, in ogni
sua parte, se contrastanti con i principi di questa legge costituzionale, non
solo nella forma, come negli effetti, perdono valore di legge e legittimità. La
Legge Costituzionale rimanda al Regolamento Costituzionale le modalità e i
criteri con cui i principi sono applicati e applicabili..
Nessuna persona è al di sopra della legge. Tutte le
persone hanno pari dignità garantite dalle leggi. Nessuna legge può offendere
la dignità della persona. Eccezioni di legge sono ammesse solo per assicurare
una parità effettiva del diritto di ogni persona così come indicato nei
principi. In caso di conflitto tra principi la legge cerca di tutelarli tutti
al massimo grado possibile.
Le fonti di legge, nell’ordine di gerarchia, che
discendono dalla presente Legge Costituzionale sono: il Regolamento
Costituzionale; la Legge Statale; le Leggi e gli Accordi Internazionali
richiamate nella legge statale; il Regolamento Statale; la legge Regionale; il
Regolamento Regionale; la Legge Comunale; il Regolamento Comunale; gli
Ordinamenti, gli Statuti, usi e costumi. Tali fonti sono valide solo per la
parte conforme e non in contrasto con i principi e le leggi e regolamenti di
ordine superiore.
Le leggi valgono solo per gli effetti futuri. Nessuna
legge è retroattiva se non a favore di diritto. Gli effetti derivati da leggi
modificate o annullate decadono e viene ripristinato, in forza dello stato,
quanto non sia irrevocabile e risarcito ciò che sia ragionevolmente
risarcibile. La legge dubbia o di difficile comprensibilità che non sia
applicata correttamente non è sanzionabile.
LA POLITICA
La forma dello stato è una Repubblica e tale forma non è
modificabile.
Lo stato è uno e indivisibile. Sono riconosciute
autonomie politiche locali.
Lo stato fonda la sua legittimità nel rispetto effettivo
della dignità umana e dei diritti che ad essa sono riconosciuti in questa
costituzione.
Tutte le persone sottoposte alle leggi che s’informano a
questa costituzione hanno il diritto di partecipare alla loro formazione,
modifica, cancellazione nei modi previsti dal Regolamento Costituzionale. Sono esclusi
i minori di 18 anni, coloro che non hanno cittadinanza e non sono accreditati
da apposita Regola Costituzionale. Chi ha diritto di voto non lo può perdere
per nessun motivo mentre il diritto di essere delegato ha dei limiti indicati
nel Regolamento Costituzionale.
Ogni elettore ha lo stesso peso di voto. La parità
politica non si deve perdere neanche nella delega per cui un delegato ha il
peso di voto pari alle deleghe ricevute.
Il voto espresso dall’elettore deve: essere tutelato da
pressioni coercitive o corruttive; deve essere espresso dopo aver avuto
un’informazione adeguata su tutte le opzioni disponibili; avendo delle opzioni
effettivamente alternative. Il voto del delegato deve essere sempre noto agli
elettori.
Non vi possono essere più di due passaggi di delega. Non
vi possono essere più di due anni senza rassegnazione della delega. Non vi
possono essere più di dodici anni continuativi di incarichi politici o
dirigenziali pubblici senza un’interruzione di almeno due anni.
Tutti gli elettori hanno diritto di dare o di ottenere il
libero sostegno a proposte di legge; emendamenti; ordini del giorno; interrogazioni.
Le iniziative sufficientemente sostenute entrano nella procedura legislativa
nei modi indicati dal Regolamento Costituzionale. Si agevola con i mezzi
disponibili la diffusione della conoscenza di opinioni e la registrazione del
sostegno ricevuto nelle sedi previste nel regolamento costituzionale e nel
paese in generale.
IDEALE IRREALIZZABILE E IL MIGLIORE MONDO POSSIBILE
L’ideale in Democrazia è che “tutti siano sottoposti da
eguali alla stessa legge che gli stessi hanno concorso a definire da eguali; che
nessuno sia al di sopra della legge e che a nessuno si possa diminuire
arbitrariamente la capacità di determinare l’autogoverno e i diritti
riconosciuti a uno qualsiasi di essi”.
Essenzialmente
tutte le forme di governo si distinguono per due aspetti: il modo di
affermazione della classe dirigente e la quantità di popolazione che ha il
potere di contenerne l’egoismo.
Osservando la
storia si può notare come le forme di governo si siano radicalmente cambiate
quando parti sempre più consistenti di popolazione sono state in grado di
contenere la discrezionalità e l’egoismo della minoranza dominante.
Ciò è avvenuto quando un maggior numero di persone
vessate prende coscienza che lo status quo può essere cambiato da nuove forme
di organizzazione sociale basate sulla partecipazione alle decisioni di una
maggiore quantità di popolazione.
Le forme democratiche rappresentative sono l’ultima
evoluzione del controllo dei deboli sui prepotenti che però non sono riuscite a
impedire ai prepotenti di ottenere il dominio con metodi più sofisticati. I
nuovi prepotenti utilizzando il consenso non più basato sulla paura quanto sull’illusione
delle masse che i propri interessi siano, in qualche modo, tutelati. Per
sostenere una tale ipocrisia occorre ovviamente che qualche elemento concreto
sia concesso ed è comunque necessario, perché l’inganno funzioni, di una certa
dose di educazione anche da parte dei potenti che nelle condizioni migliori
sono costretti ad apparire il meno prepotenti possibile.
La Democrazia nasce in Grecia, precisamente ad Atene (510 a .c.), ad opera di un
popolo portato all’esasperazione da un tiranno impazzito. Ribellandosi
spontaneamente al proprio tiranno il popolo Ateniese si pone il problema di
darsi un governo, ma non volendo le precedenti forme di governo già risultate
sciagurate, chiamò un aristocratico in esilio che non poteva nominarsi tiranno
egli stesso e che non poteva ripristinare il precedente governo basato su
aristocrazie tribali. Clistene (Atene, 565 a .C. – Atene, 492 a .C.) fu uno dei padri
della Democrazia inventando “una testa un voto”, il parlamento in piazza in cui
ogni nove giorni gli ateniesi di qualsiasi censo (escluse le donne gli
stranieri e gli schiavi) decidevano le proprie leggi e il proprio governo
rinnovato ogni anno con accorgimenti tra candidature e sorteggio. Inventò
l’ostracismo ovvero la possibilità da parte del parlamento di esiliare per 10
anni qualsiasi persona minacciasse la Democrazia in Atene. Inventò l’estrazione
a sorte dei funzionari della pubblica amministrazione.
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PENSIERI ISTANTANEI
Ciò che
non riesco a pensare con chiarezza
Lo
penso con intensità.
Antonio
Campo 2012
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Definizione di Democrazia
Se mi chiedo la definizione di Democrazia … potrei
rispondere come Winston Churchill (dal discorso alla Camera dei Comuni del
novembre 1947) che definiva « la Democrazia è la peggior forma di governo,
eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora. » …
ma la mia definizione è più “infantile” e descrittiva …
Le democrazie sono
la forma di organizzazione sociale con cui la maggior parte d’individui deboli
e mediocri cerca di contenere l’egoismo della classe egemone a cui,
temporaneamente, ha delegato il governo della cosa pubblica:
·
in primo luogo pretendendo la soggezione di
tutti “senza eccezioni” alle stesse leggi e una tutela forte dei diritti sia
individuali sia delle minoranze;
·
in secondo luogo pretendendo di poter
periodicamente sostituire con elezioni “effettive” la classe dominante
precedentemente eletta utilizzando il criterio di votazione universale ed
egualitaria a maggioranza assoluta in cui ogni elettore a pari valore di
determinazione;
·
in terzo luogo illudendosi che selezionando, ad
ogni votazione, una rappresentanza delle opinioni di tutti gli elettori (… il
parlamento …) si possa esercitare un controllo continuo sulla minoranza che
governa il paese pretendendo che essa richieda il “consenso” per governare e
per ottenere le leggi da tale rappresentanza. Gli elettori si organizzano nelle
forme dei partiti, dei movimenti e delle lobby per esercitare una pressione
continua sul parlamento (i rappresentanti legislativi);
·
in quarto luogo pretendendo la massima divisione
possibile dei centri e funzioni di potere statale in modo che il più ampio
numero di persone partecipi ai processi decisionali e non si formi una classe
egemone inamovibile e soffocante che possa occupare tutti i numerosi gangli vitali
in cui può articolarsi un regime democratico;
·
in quinto luogo pretendendo la pienezza
d’informazione per ogni elettore in modo che questi possa partecipare alle
decisioni comuni con cognizione di causa. Pretende e s’illude che il pluralismo
e la forza investigativa del giornalismo permetta una conoscenza diffusa delle
questioni nell’agenda politica del paese e dell’attività di ogni singolo
rappresentante.
«l’uguaglianza di fronte alla legge», «la libertà e i
diritti inviolabili per ogni individuo e anche per le minoranze », «le elezioni
periodiche dei rappresentanti», «1'uguaglianza degli elettori nel voto», «il
criterio della maggioranza assoluta», «la rappresentanza politica assicurata
anche alle minoranze», «il consenso per governare», «il controllo sull'attività
dei governanti degli elettori tramite i propri rappresentanti», «la divisione
delle funzioni pubbliche», «l’informazione pluralista e trasparente».
Non tutte queste pretese si avverano nella sostanza … ma la
preminenza su tutti della legge è quello che tutela maggiormente i deboli.
“Per i forti basta
la propria forza e la legge è un inciampo, per i furbi la legge può divenire un
gioco di prestigio … ai deboli necessita rendere ugualitaria la legge per
proteggersi dai forti e renderla chiara per proteggersi dai furbi.” Campo 2011
L’oligarchia è il “governo di pochi sui molti” ed anche
in un sistema massimamente democratico in definitiva sono pochi coloro che sono
accreditati al comando e molti che si fanno comandare da coloro che ne sono stati
accreditati
La differenza tra le altre forme di governo e la Democrazia
è che gli oligarchi democratici sono “il più possibile” sottoposti al controllo
popolare (almeno in teoria!)
Il filosofo Sir Karl Raimund Popper (1902 –1994) afferma
che ["Democrazia" significa
letteralmente "governo del popolo" ma il significato letterale del
termine aiuta poco perché, in realtà, il popolo non governa da nessuna parte.
In tutto il mondo governano i governi e il massimo che il popolo può chiedere, e
di fatto chiede, è che i governi governino nel modo migliore possibile].
A questa considerazione aggiungerei che chi governa è
tanto più soggetto alla volontà popolare quanto più frequentemente subisce il riscontro del consenso degli
elettori relativamente al proprio operato.
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PENSIERI ISTANTANEI
C’è
gente per cui la politica non è universalità ma soltanto legittima difesa.
Cesare Pavese,
Il
mestiere di vivere, 1935/50 (postumo 1952)
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PENSIERI ISTANTANEI
Nel
dubbio decidi.
Nella
certezza dubita.
Che il
dubbio non ti paralizzi.
Che la
certezza non ti abbagli.
Antonio
CAMPO 2011
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