IL POPOLO
Nella definizione concettuale di “popolo”, come entità
politica, si incardina il principio di legittimità del potere.
In Democrazia Sinergica il popolo è costituito dai
singoli individui adulti che lo compongono (gli elettori) tra i quali deve
esservi il reciproco impegno di rendere effettivi i diritti di ognuno (in primo luogo la capacità politica) e i non
elettori i cui diritti devono essere tutelati in modo ancora più forte dai
principi costituzionali.
Gli elettori sono “sovrani” come “popolo” solo se possono
costantemente dare peso politico effettivo alla propria volontà maggioritaria
quando questa non contrasta con i principi costituzionali.
Il popolo è la pluralità coordinata d’individui che si
relaziona con chi detiene il potere di definirne in qualche modo la regola
vigente. Il popolo si è evoluto nella storia.
·
Il popolo come cosa di proprietà del
dittatore il cui unico scopo è soddisfarne i desideri;
·
Il popolo come classe sociale predominante
(aristocrazia) che collabora con il sovrano o essa stessa sovrano che utilizza
i restanti individui come cose al servizio della grandezza del regno;
·
Il popolo come gruppo di elettori di una
parte più o meno piccola della totalità delle persone soggette alle stesse
leggi le quali delegano, a una rappresentanza ancora più piccola di “eletti”, la
“sovranità”. Le sue varianti:
o
Il popolo come ceto produttivo in cui il
valore politico viene riconosciuto in funzione
dalla capacità contributiva e produttiva, questo avveniva in Gran
Bretagna la più vecchia Democrazia moderna (Nel 1832 una riforma
elettorale aveva ampiamente cambiato il Parlamento, dividendo il potere tra i
proprietari terrieri e il ceto medio, dando il diritto di voto ai fittavoli e
alla media borghesia, ma lasciando esclusa la borghesia minore e gli operai);
o
Il popolo come spettatore in cui le
proprietà dei mass media definiscono la “visione” del mondo e veicolano le
aspettative predominanti determinando nella maggioranza, meno consapevole, la
selezione della classe politica in funzione di tale visione (dalla propaganda
di monopoli massmediatici agli scontri mediatici di gruppi ideologizzati);
·
Il popolo sinergico come elettori con
capacità effettive di controllo e partecipazione misurabile nei processi
decisionali pubblici in cui solo pochi sono esclusi per incapacità o per
immaturità. Elettori che eleggono la loro rappresentanza e la controllano
costantemente potendo intervenire sia nell’agenda politica sia
nell’approvazione di leggi sensibili a scadenze frequenti e possono cambiare il peso del voto di ogni
eletto in base al consenso ricevuto. Elettori che possono facilmente
intervenire su singoli temi in agenda politica (Democrazia rappresentativa-consultiva).
Elettori eletti ai quali è delegata la capacità di legiferare e a sua volta di
scegliere il governo e rimuoverlo con il consenso ad altro governo
costantemente soggetti al consenso degli altri elettori.
Quando parliamo di popolo, non intendiamo una massa
indistinta di persone che agisce come un tutt’uno. Questa astrazione non esiste
nella realtà, infatti, le persone sono intrinsecamente portatrici di diversità
generatrici di raggruppamenti con relazioni sociali asimmetriche, le cui
ricorrenze statistiche di comportamenti e di tipologie dimostrano
concentrazioni e aderenze a determinati modelli diversificati e mutevoli nel
tempo. La comodità descrittiva per stereotipi dei mass media o dei politici non
corrisponde alla struttura di relazioni e dinamiche sociali reali.
Quando parliamo di popolo in società democratiche,
pensiamo a una pluralità di sottogruppi culturali coordinata politicamente che
trova “nel punto di mediazione di tutte
le sottoculture esistenti” la sua identità contingente. Oggi del resto
sarebbe intollerabile a qualsiasi “democratico” pensare che il popolo debba
avere una monocultura in cui vi sono la stessa religione e lo stesso credo
ideologico e in cui la devianza culturale sia da ridurre al silenzio.
Il popolo oggi non ha nemmeno contiguità fisica ne è
stanziale su di un territorio. L’Italia, come molti paesi, conosce una
emigrazione che ha portato milioni di propri cittadini in ogni dove nel mondo. Ieri,
gli emigranti, erano disperati con la valigia di cartone … oggi cervelli in
fuga da un paese gerontocratico e nello stesso tempo sul proprio territorio
sono affluiti per esigenze di lavoro milioni di cittadini di altre nazionalità
che hanno forse in prospettiva l’idea di integrarsi nelle società di
accoglienza e apportarvi il proprio contributo economico e culturale. Ciò
richiede, se si rimane saldi all’ideale democratico per il quale “coloro che
sono sottoposti alla legge siano partecipi alla sua formazione o
trasformazione”, di trovare soluzioni per la partecipazione del popolo presente
in altri stati e il popolo degli stranieri stanziali nel paese. La soluzione
più semplice e già in atto è la federazione degli stati a livello continentale
ma il concetto di popolo, di nazione, di stato e in definitiva di sovranità
pubblica, non ha ancora una soluzione pratica soddisfacente ai fini dell’ideale
democratico.
Soffermarsi sul concetto di “popolo” è un punto delicato
della proposta di Democrazia Sinergica in quanto proprio nella chiarezza della
sua definizione vi è la legittimità delle regole e funzionamenti istituzionali
vissuti dalle società.
Il popolo è costituito da individui. Ogni individuo ha
coscienza di se mentre il popolo non può avere coscienza di se autonoma infatti
non esiste un “individuo popolo”. L’idea di appartenenza e condivisione di una
cultura unica è esperienza sempre e solo personale di ogni individuo. Quando vi
è un certo grado di coincidenza dei valori e delle idee di molti individui si
può parlare di una identità collettiva sentita da ogni individuo che se ne
sente parte. Le identità collettive variano al variare dell’approssimazione con
la quale si considerano le variazioni individuali.
Un individuo può sentirsi parte contemporaneamente di più
identità sociali e culturali. La famiglia, gli amici, i colleghi di lavoro, gli
appassionati dello stesso hobby, il movimento o partito politico, la religione,
il comune, lo stato, l’umanità.
Vi sono concezioni che affermano che un individuo è
sacrificabile per il bene di un popolo anche contro la sua volontà. Che il bene
collettivo giustifica ingiustizie fatte ad alcuni individui. E che la
prevalenza di una cultura deve poter rendere marginali e “normalizzate” le
altre varianti culturali. Di solito questa tesi è sostenuta da individui che si
sentono in una posizione di forza dovuta all’appartenenza di una maggioranza
culturale o al possesso di una forza economica sufficiente da influenzare la
pubblica opinione.
Vi sono concezioni che affermano l’esatto opposto fino a
dire che la libertà dell’individuo deve potersi esprimere senza limiti che non
siano le leggi della fisica e i limiti autoimposti. Che lo stato è sempre una
tirannide per quanto blanda sia la sua presenza. Di solito sostenuta da
individui che hanno una visione eccentrica e molto minoritaria, che avvertono
le strutture politiche come un tentativo della cultura maggioritaria di
normalizzare ogni altra forma culturale.
Per la proposta di Democrazia Sinergica il concetto di
popolo non deve mai prevalere sulla pari dignità individuale. Le istituzioni
repubblicane devono fondare la loro legittimazione nel rispetto assoluto e
paritario della dignità di ogni individuo senza discriminazione. Questo comporta
delle conseguenze legislative ed istituzionali.
Si deve partire dai diritti riconosciuti e tutelati di
ogni individuo che legittima la delega alla collettività della difesa degli
stessi. È nella maggiore aderenza e corrispondenza ai principi posti a
fondamento e non nelle regole che ad essi s’ispirano e si devono informare che
trae la legittimazione il potere statale. Per dirla semplicemente se una regola,
nella sua applicazione pratica o nella sua inapplicabilità, produce un
risultato in contrasto con i principi costituzionali, la regola è delegittimata
dai fatti.
Per fare un esempio: art 53 “Tutti sono tenuti a
concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il
sistema tributario è informato a criteri di progressività.” Non è così in
pratica.
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