domenica 4 novembre 2012

AGENDA POLITICA


AGENDA POLITICA


Poter decidere quale sia il problema più importante da risolvere prima di altri è determinante per la Democrazia in quanto i tempi e la sequenza dei problemi spesso è una condizione senza la quale alcune cose non si possono fare se prima non se ne sono fatte altre che creano le condizioni necessarie. Alcuni provvedimenti se non sono fatti in tempo sono perfettamente inutili se non dannosi. Chi stabilisce l’agenda politica in modo ostruzionistico può eludere delle problematiche o può procrastinare soluzioni urgenti fino a renderle ininfluenti quand’anche vengano adottate. Il pallino dell’agenda politica dovrebbe stare in mano agli elettori ma più spesso la determinano i mass media illuminando delle problematiche e trascurandone altre o i politici che sfruttano l’effetto annuncio. Nel parlamento sono i gruppi parlamentari che stabiliscono l’ordine del giorno delle discussioni. Quindi in definitiva gli elettori determinano direttamente l’agenda politica quando in conseguenza di manifestazioni di piazza, scioperi o petizioni collettive riescono a far inserire l’istanza sulla quale vi è una consistente mobilitazione.

Controllo dell’Agenda Politica - i Partiti


La partecipazione nei partiti ricalca lo stesso problema della sostituzione di molti sostenitori e militanti con i pochi facenti parte della dirigenza che avoca a sé la conduzione del partito ricalcando una paternalistica ed elitaria visione che non di rado si riduce ad una rete di favori incrociati tra persone che occupano posizioni decisionali e di spesa che serve principalmente a procacciare risorse per il partito stesso. Attualmente i partiti hanno situazioni debitorie enormi e questo non permette loro di calmierare il costo della politica. (sembra “da verificare” fonte il Sole 24 Ore che nel 2006 l’indebitamento dei partiti si aggirasse attorno ai 340 milioni di Euro). Tutto ciò non depone sulla disinteressata difesa degli interessi dei propri elettori quanto sulla contestuale disperazione nel dover coprire i debiti. È necessario far si che l’agenda politica non sia il frutto di tatticismi ostruzionistici. Attualmente i partiti intervengono nell’agenda politica tramite gli eletti di riferimento e quindi vi è un’esclusione di coloro che si riconoscono in partiti senza eletti.

SI PROPONE

·         fare diventare i partiti (in particolare quelli che non abbiano eletti nell’articolazione dello stato competente) soggetti promotori di leggi da scrivere in agenda legislativa nel tempo dedicato alle iniziative di legge popolari (questo tutelerebbe maggiormente anche le minoranze non rappresentate);

Controllo dell’Agenda Politica - gli Elettori


Oggi le leggi di iniziativa popolare vengono di fatto ignorate dai legislatori. Attualmente il referendum abrogativo ha assicurato degli avanzamenti culturali quasi impossibili alla classe politica eletta ma è stato più spesso reso vano dal non raggiungimento del voto e dall’impossibilità di essere utilizzato per modificare in modo coerente e compiuto la legge vigente a volte è stato pure beffato (vedi abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti che i politici eletti “in modo arrogante e strafottente” hanno trasformato in rimborso elettorale) Oggi sono esclusi dal controllo dell’agenda politica gli elettori che non si riconoscono in partiti ma in movimenti.

SI PROPONE

·         ogni due anni con la rielezione di un terzo dei rappresentanti legislativi a tutti i livelli dello stato in modo da mantenere costante l’intervento d’indirizzo del popolo sui suoi rappresentanti nel suo complesso mentre ogni singolo rappresentante ha sei anni di tempo per acquisire esperienza politica e per seguire e completare dei progetti legislativi complessi senza azzerare tutte le competenze vigenti ad ogni cambio di legislatura e mantenendo continuità ai lavori legislativi ma subendo anche indirettamente più frequenti controlli democratici.

·         ogni due anni, contestualmente alla rielezione di un terzo dei rappresentanti legislativi a tutti i livelli dello stato si svolgono consultazioni di referendum d’indirizzo, i referendum confermativi e i referendum abrogativi con un quorum basso e con la necessità di avere almeno i due terzi dei voti favorevoli all’abrogazione il cui esercizio congiunto con l’elezione dei rappresentanti, darebbe un controllo forte dell’agenda politica sia nei temi che nel loro indirizzo senza amplificare i costi organizzativi.

·         Il Capo dello Stato è moralmente responsabile che il parlamento rispetti il senso dei referendum vincenti tenendone conto nella firma delle nuove leggi o modifica delle leggi vigenti respingendo con motivazione le leggi in contrasto;

·         la creazione di parlamenti virtuali istituzionalizzati che portano in agenda parlamentare proposte di legge di iniziativa popolare utilizzando le possibilità offerte dall’informatica e dal WEB;

La Democrazia dei Sondaggi d’Opinione


I sondaggi d’opinione presentano vari inconvenienti ed è da tener conto che, in definitiva, il voto elettorale è un sondaggio d’opinioni.

·         clima elettorale continuo;

·         inseguimento del consenso;

·         stimolo dei luoghi comuni;

·         ignoranza razionale;

Clima elettorale continuo


Se il controllo sugli eletti non deve ridursi ad una volta ogni cinque anni ma avviene con più frequenza alcuni potrebbero immaginare una degenerazione in un clima di campagna elettorale continuo. Domando, oggi, che si vota ogni cinque anni, … non siamo nei fatti in una perenne campagna elettorale senza peraltro vi sia un effettivo controllo elettorale?.

Inseguimento del consenso


Un altro pericolo potrebbe essere quello che i politici governino in una condizione d’inseguimento del gradimento degli elettori. Una specie di politica dei sondaggi. Domando, oggi, non abbiamo partiti di plastica che inseguono le fluttuazioni d’opinione e ne sollecitano le più discutibili per avere il massimo consenso? Una tale politica sarebbe sicuramente in sintonia con il sentimento popolare ma difficilmente sarebbe in grado di effettuare quelle scelte difficili che spesso servono per avere risultati positivi nel medio lungo periodo. Per tale motivo dovrebbe esservi un meccanismo che rende autonomo dalla pressione politica popolare o parlamentare il Governo in modo tale da poter adottare quelle misure impopolari il cui giudizio va dato quando si vedono i primi risultati e non quando vi sono gli effetti dei costi inizali,

Stimolo dei luoghi comuni


La politica che può valersi di ingenti capacità comunicative nei mass media tradizionali (stampa, radio, TV) è propensa ad indurre nell’elettorato idee semplici, efficaci quanto dannose, ma che funzionano benissimo per raccogliere consenso da utilizzare poi nelle sedi decisionali. Certamente la consapevolezza che il proprio atteggiamento ha effettiva influenza nelle decisioni politiche può modificare certi atteggiamenti troppo disinvolti ed irresponsabili che si prendono anche sulla convinzione che nel prenderli non ci si carica di nessuna responsabilità effettiva.

Ignoranza razionale


La distorsione più grande in Democrazia è il valore di scelta dell’opinione. L’opinione pubblica non esiste e non è neanche attendibile l’opinione personale espressa da ogni elettore. Normalmente la persona media è scarsamente informata delle questioni di politica. Quanti votano perché si sono letti il programma di uno o di più partiti politici? Quanti conoscono i curricola e le biografie sui candidati? Il più delle scelte sono affidate a persone di riferimento o a impressioni emozionali.

Walter Lippmann (1889 – 1974) è stato un giornalista statunitense, pubblicò nel 1922 Public Opinion  (Harcourt Brace, New York), un testo ormai considerato un classico. Lippmann è stato tra i primi a dichiarare che “l’opinione pubblica, come veniva concepita sino ad allora nella teoria democratica liberale, altro non era che un mito, un vero e proprio «fantasma» sociologico, fatto di molte teste e mai identificabile con qualcuna di esse in modo sicuro. Di questo mito gli editori dei giornali e le agenzie di stampa si appropriavano per i loro fini economici e politici. Non è un caso che Lippmann abbia aperto proprio negli Stati Uniti il dibattito su come l’opinione pubblica può essere condizionata e strumentalizzata. Nei paesi di tradizione anglosassone l’influenza del giornalismo e della stampa veniva considerata come un contrappeso democratico all’esercizio del potere, sin dalle origini del regime parlamentare, nel XVII secolo.”

James S. Fishkin,  professore di Stanford, in Democracy and Deliberation: New Directions for Democratic Reform (1991) e in The Voice of the People (1995) risponde alla seguente domanda: “quale sarebbe l’opinione espressa dai cittadini se, posti di fronte a un preciso argomento, avessero la possibilità di informarsi, di discutere e di fare domande a esperti?”

Esperimenti fatti a distanza di anni dimostrano che se si domanda a molte persone cosa decidono su di una determinata cosa molti daranno una risposta a caso anche se su quell’argomento non sanno nemmeno di cosa stiamo parlando perché la maggior parte delle persone invece di scegliere l’opzione “NON LO SO” preferiscono dare una risposta qualunque.

Se lo stesso gruppo di persone, lo informate adeguatamente e gli permettete di discutere tra loro, vi fornirà un’opinione spesso molto cambiata. Quindi se chiedere a qualcuno di darvi una scelta su qualcosa che non ha avuto modo di comprendere e di formarsi un’opinione ragionata e dialogica è da aspettarsi un risultato che lo stesso individuo disconosce avendo la possibilità di rendersi più consapevole. Questa è una delle ragioni che tanto fa infuriare i grandi pensatori “in Democrazia prevale l’ignoranza e l’incompetenza nella scelta delle persone e delle opzioni”. La domanda è “cosa dicono i sondaggi d’opinione” ma soprattutto “cosa scelgono le elezioni”.

Si immagina che la campagna elettorale sia sufficiente a informare la maggioranza delle persone ma in effetti la maggior parte delle scelte vengono operate per simpatia o per repulsione. Le scelte più convinte di solito si basano su un processo di fidelizzazione capace di giustificare molto più del lecito ai politici o al partito prescelto. Sono rari i casi di scelta informata e ragionata anche con dialogo e dibattito.

SI PROPONE

·         Di istituzionalizzare il “Sondaggio Deliberativo” ovvero di costituire dei parlamenti virtuali istituzionali in cui vengano sorteggiate 300 persone adulte per costituire un’assemblea deliberativa d’indirizzo su un tema specifico da una settimana a tre mesi. Le persone hanno la possibilità di informarsi, discutere, deliberare sollevate da ogni incombenza o bisogno. Quanto deliberato diventa indicativo per le sedi legislative di competenza, viene iscritto all’ordine del giorno, e i lavori saranno visionabili da tutti tramite internet.

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