AGENDA POLITICA
Poter decidere quale sia il problema più importante da
risolvere prima di altri è determinante per la Democrazia in quanto i tempi e
la sequenza dei problemi spesso è una condizione senza la quale alcune cose non
si possono fare se prima non se ne sono fatte altre che creano le condizioni necessarie.
Alcuni provvedimenti se non sono fatti in tempo sono perfettamente inutili se
non dannosi. Chi stabilisce l’agenda politica in modo ostruzionistico può
eludere delle problematiche o può procrastinare soluzioni urgenti fino a renderle
ininfluenti quand’anche vengano adottate. Il pallino dell’agenda politica
dovrebbe stare in mano agli elettori ma più spesso la determinano i mass media
illuminando delle problematiche e trascurandone altre o i politici che
sfruttano l’effetto annuncio. Nel parlamento sono i gruppi parlamentari che
stabiliscono l’ordine del giorno delle discussioni. Quindi in definitiva gli
elettori determinano direttamente l’agenda politica quando in conseguenza di
manifestazioni di piazza, scioperi o petizioni collettive riescono a far
inserire l’istanza sulla quale vi è una consistente mobilitazione.
Controllo dell’Agenda Politica - i Partiti
La partecipazione nei partiti ricalca lo stesso problema
della sostituzione di molti sostenitori e militanti con i pochi facenti parte
della dirigenza che avoca a sé la conduzione del partito ricalcando una
paternalistica ed elitaria visione che non di rado si riduce ad una rete di
favori incrociati tra persone che occupano posizioni decisionali e di spesa che
serve principalmente a procacciare risorse per il partito stesso. Attualmente i
partiti hanno situazioni debitorie enormi e questo non permette loro di
calmierare il costo della politica. (sembra “da verificare” fonte il Sole 24
Ore che nel 2006 l’indebitamento dei partiti si aggirasse attorno ai 340
milioni di Euro). Tutto ciò non depone sulla disinteressata difesa degli
interessi dei propri elettori quanto sulla contestuale disperazione nel dover
coprire i debiti. È necessario far si che l’agenda politica non sia il frutto
di tatticismi ostruzionistici. Attualmente i partiti intervengono nell’agenda
politica tramite gli eletti di riferimento e quindi vi è un’esclusione di
coloro che si riconoscono in partiti senza eletti.
SI PROPONE
·
fare diventare i partiti (in particolare quelli
che non abbiano eletti nell’articolazione dello stato competente) soggetti
promotori di leggi da scrivere in agenda legislativa nel tempo dedicato alle
iniziative di legge popolari (questo tutelerebbe maggiormente anche le
minoranze non rappresentate);
Controllo dell’Agenda Politica - gli Elettori
Oggi le leggi di iniziativa popolare vengono di fatto
ignorate dai legislatori. Attualmente il referendum abrogativo ha assicurato
degli avanzamenti culturali quasi impossibili alla classe politica eletta ma è
stato più spesso reso vano dal non raggiungimento del voto e dall’impossibilità
di essere utilizzato per modificare in modo coerente e compiuto la legge
vigente a volte è stato pure beffato (vedi abrogazione del finanziamento
pubblico dei partiti che i politici eletti “in modo arrogante e strafottente”
hanno trasformato in rimborso elettorale) Oggi sono esclusi dal controllo
dell’agenda politica gli elettori che non si riconoscono in partiti ma in
movimenti.
SI PROPONE
·
ogni due anni con la rielezione di un terzo dei
rappresentanti legislativi a tutti i livelli dello stato in modo da mantenere
costante l’intervento d’indirizzo del popolo sui suoi rappresentanti nel suo
complesso mentre ogni singolo rappresentante ha sei anni di tempo per acquisire
esperienza politica e per seguire e completare dei progetti legislativi
complessi senza azzerare tutte le competenze vigenti ad ogni cambio di
legislatura e mantenendo continuità ai lavori legislativi ma subendo anche
indirettamente più frequenti controlli democratici.
·
ogni due anni, contestualmente alla rielezione
di un terzo dei rappresentanti legislativi a tutti i livelli dello stato si
svolgono consultazioni di referendum d’indirizzo, i referendum confermativi e i
referendum abrogativi con un quorum basso e con la necessità di avere almeno i
due terzi dei voti favorevoli all’abrogazione il cui esercizio congiunto con
l’elezione dei rappresentanti, darebbe un controllo forte dell’agenda politica
sia nei temi che nel loro indirizzo senza amplificare i costi organizzativi.
·
Il Capo dello Stato è moralmente responsabile
che il parlamento rispetti il senso dei referendum vincenti tenendone conto
nella firma delle nuove leggi o modifica delle leggi vigenti respingendo con
motivazione le leggi in contrasto;
·
la creazione di parlamenti virtuali
istituzionalizzati che portano in agenda parlamentare proposte di legge di
iniziativa popolare utilizzando le possibilità offerte dall’informatica e dal
WEB;
La Democrazia dei Sondaggi d’Opinione
I sondaggi d’opinione presentano vari inconvenienti ed è
da tener conto che, in definitiva, il voto elettorale è un sondaggio
d’opinioni.
·
clima elettorale continuo;
·
inseguimento del consenso;
·
stimolo dei luoghi comuni;
·
ignoranza razionale;
Clima elettorale continuo
Se il controllo sugli eletti non deve ridursi ad una
volta ogni cinque anni ma avviene con più frequenza alcuni potrebbero
immaginare una degenerazione in un clima di campagna elettorale continuo. Domando,
oggi, che si vota ogni cinque anni, … non siamo nei fatti in una perenne
campagna elettorale senza peraltro vi sia un effettivo controllo elettorale?.
Inseguimento del consenso
Un altro pericolo potrebbe essere quello che i politici
governino in una condizione d’inseguimento del gradimento degli elettori. Una
specie di politica dei sondaggi. Domando, oggi, non abbiamo partiti di plastica
che inseguono le fluttuazioni d’opinione e ne sollecitano le più discutibili
per avere il massimo consenso? Una tale politica sarebbe sicuramente in
sintonia con il sentimento popolare ma difficilmente sarebbe in grado di
effettuare quelle scelte difficili che spesso servono per avere risultati
positivi nel medio lungo periodo. Per tale motivo dovrebbe esservi un
meccanismo che rende autonomo dalla pressione politica popolare o parlamentare
il Governo in modo tale da poter adottare quelle misure impopolari il cui
giudizio va dato quando si vedono i primi risultati e non quando vi sono gli
effetti dei costi inizali,
Stimolo dei luoghi comuni
La politica che può valersi di ingenti capacità comunicative
nei mass media tradizionali (stampa, radio, TV) è propensa ad indurre
nell’elettorato idee semplici, efficaci quanto dannose, ma che funzionano
benissimo per raccogliere consenso da utilizzare poi nelle sedi decisionali.
Certamente la consapevolezza che il proprio atteggiamento ha effettiva
influenza nelle decisioni politiche può modificare certi atteggiamenti troppo
disinvolti ed irresponsabili che si prendono anche sulla convinzione che nel
prenderli non ci si carica di nessuna responsabilità effettiva.
Ignoranza razionale
La distorsione più grande in Democrazia è il valore di
scelta dell’opinione. L’opinione pubblica non esiste e non è neanche
attendibile l’opinione personale espressa da ogni elettore. Normalmente la
persona media è scarsamente informata delle questioni di politica. Quanti
votano perché si sono letti il programma di uno o di più partiti politici?
Quanti conoscono i curricola e le biografie sui candidati? Il più delle scelte
sono affidate a persone di riferimento o a impressioni emozionali.
Walter Lippmann (1889 – 1974) è stato un giornalista statunitense,
pubblicò nel 1922 Public Opinion (Harcourt
Brace, New York), un testo ormai considerato un classico. Lippmann è stato tra
i primi a dichiarare che “l’opinione pubblica, come veniva concepita sino ad
allora nella teoria democratica liberale, altro non era che un mito, un vero e
proprio «fantasma» sociologico, fatto di molte teste e mai identificabile con
qualcuna di esse in modo sicuro. Di questo mito gli editori dei giornali e le agenzie
di stampa si appropriavano per i loro fini economici e politici. Non è un caso
che Lippmann abbia aperto proprio negli Stati Uniti il dibattito su come
l’opinione pubblica può essere condizionata e strumentalizzata. Nei paesi di
tradizione anglosassone l’influenza del giornalismo e della stampa veniva
considerata come un contrappeso democratico all’esercizio del potere, sin dalle
origini del regime parlamentare, nel XVII secolo.”
James S. Fishkin,
professore di Stanford, in Democracy and Deliberation: New Directions
for Democratic Reform (1991) e in The Voice of the People (1995) risponde alla
seguente domanda: “quale sarebbe l’opinione espressa dai cittadini se, posti di
fronte a un preciso argomento, avessero la possibilità di informarsi, di
discutere e di fare domande a esperti?”
Esperimenti fatti a distanza di anni dimostrano che se si
domanda a molte persone cosa decidono su di una determinata cosa molti daranno
una risposta a caso anche se su quell’argomento non sanno nemmeno di cosa
stiamo parlando perché la maggior parte delle persone invece di scegliere
l’opzione “NON LO SO” preferiscono dare una risposta qualunque.
Se lo stesso gruppo di persone, lo informate
adeguatamente e gli permettete di discutere tra loro, vi fornirà un’opinione
spesso molto cambiata. Quindi se chiedere a qualcuno di darvi una scelta su
qualcosa che non ha avuto modo di comprendere e di formarsi un’opinione
ragionata e dialogica è da aspettarsi un risultato che lo stesso individuo
disconosce avendo la possibilità di rendersi più consapevole. Questa è una
delle ragioni che tanto fa infuriare i grandi pensatori “in Democrazia prevale
l’ignoranza e l’incompetenza nella scelta delle persone e delle opzioni”. La
domanda è “cosa dicono i sondaggi d’opinione” ma soprattutto “cosa scelgono le
elezioni”.
Si immagina che la campagna elettorale sia sufficiente a
informare la maggioranza delle persone ma in effetti la maggior parte delle
scelte vengono operate per simpatia o per repulsione. Le scelte più convinte di
solito si basano su un processo di fidelizzazione capace di giustificare molto
più del lecito ai politici o al partito prescelto. Sono rari i casi di scelta
informata e ragionata anche con dialogo e dibattito.
SI PROPONE
·
Di istituzionalizzare il “Sondaggio
Deliberativo” ovvero di costituire dei parlamenti virtuali istituzionali in cui
vengano sorteggiate 300 persone adulte per costituire un’assemblea deliberativa
d’indirizzo su un tema specifico da una settimana a tre mesi. Le persone hanno
la possibilità di informarsi, discutere, deliberare sollevate da ogni
incombenza o bisogno. Quanto deliberato diventa indicativo per le sedi
legislative di competenza, viene iscritto all’ordine del giorno, e i lavori saranno
visionabili da tutti tramite internet.
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