IL PROBLEMA DELLE DIMENSIONI …
le democrazie possono permettersi che possano esistere
aziende multinazionali così grandi da poter determinare una pressione economica
ricattatoria gigantesca sul lavoro e sulle tipologie di consumo da agevolare?
Ovvero è possibile che gli elettori possano controllare le attività politiche
che tali aziende mettono in atto per ottenere i propri interessi scollegati dagli
interessi delle popolazioni che prese singolarmente possono solo subire? Forse
i popoli dovrebbero impedire la formazione di colossi di tale dimensione.
Stessa questione con enormi accumuli di capitale finanziario di proprietà o
gestite da una sola persona. Il problema delle dimensioni è lo stesso problema
della lotta antitrust.
IL PROBLEMA DELL’INNOVAZIONE …
la capacità produttiva umana di cultura occidentale si è
rivolta all’innovazione in due aspetti della produzione IL PRIMO ASPETTO nei
processi produttivi che rendono sempre più veloce il produrre la stessa
quantità di prodotto riducendo la manodopera e IL SECONDO ASPETTO nell’innovazione
nel prodotto che rende sempre più veloce la sostituzione del prodotto con
prodotti sempre più funzionali e soddisfacenti di esigenze che prima non si
avevano. Tale processo innovativo produce due cose: LA PRIMA sempre più velocemente
le risorse diventano rifiuti aumentando la destabilizzazione dell’ecosistema e
esaurendo le risorse finite e non permettendo la rigenerazione delle risorse
rinnovabili. LA SECONDA
sempre meno persone sono impiegate nel processo produttivo generando problemi
di redistribuzione del reddito e aumentando il divario tra ultraricchi e poveri
esistenziali. Questa considerazione non ve la fa un comunista o un ecologista
ve la può fare qualsiasi economista o sociologo che guarda i grafici relativi
ai fattori macroeconomici legati all’innovazione. LA SOLUZIONE al processo
innovativo IN PRIMO LUOGO non è ridurre il livello tecnologico quanto di
aumentarlo in modo da produrre con meno materie prime e molto con materiali
riciclati in modo da ottenere prodotti che con minore consumo energetico
producono lo stesso effetto e IN SECONDO LUOGO progettare i prodotti perché
durino a lungo e rendano le persone autosufficienti e autonome (esempio la
generazione di energia da fonti rinnovabili in loco da solare o eolico o
cogenerazione) (esempio il noleggio di mezzi di trasporto, attrezzature di
bricolage, computer, stampanti … ed altri prodotti che per il noleggiatore è
utile durino il più a lungo possibile e siano sempre efficienti e per
l’utilizzatore costano per quello per cui vengono utilizzati e non producono
rifiuti di attrezzature ancora funzionanti ma inadatte al mutare delle
esigenze)
ESPORTAZIONE DELLA DEMOCRAZIA
Oggi il tema più scottante e problematico delle
democrazie è l’ “esportazione” della “vera democrazia” là dove vi sono governi
“falsamente democratici” compiono delitti contro la propria popolazione o non
impediscono che una parte di popolazione subisca trattamenti contrari alla
dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
In primo luogo l’ONU (Organizzazione Nazioni Unite) non
ha caratteristiche democratiche essa rappresenta i governi delle oligarchie
egemoni e non le popolazioni ed in secondo luogo il diritto di veto di alcune
nazioni o federazioni ed il governo garantito ad un ristretto numero di paesi
ne mina fortemente la legittimità nel dichiarare la necessità d’intervento
umanitario.
Le popolazioni democratiche mondiali entrano in crisi
esistenziale quando una maggioranza molto alta di elettori di un popolo si
autodetermina a non volere un regime democratico e scelgono regimi teocratici o
ideologici.
La Democrazia confligge in modo violento con la cultura
tradizionale di un popolo e ne chiede sovvertimento e omologazione
internazionale ma questo non contraddice l’agevolazione della diversità e del
multiculturalismo?.
Alla fine della storia sarà una Democrazia mondiale
omologante in cui si spegneranno le identità nazionali per far sorgere delle
identità collettive trasnazionali basate sull’espressioni di varianze
individuali?
I valori forti della Democrazia social-liberale sarà il
“vietato vietare” in cui la mediazione permette di trovare uno spazio possibile
per il vissuto di individualismi eccentrici. Lo stato arbitro e non più fautore
di un progetto di società omologante. “saremo tutti uguali quanto saremo tutti
diversi”.
CONCLUSIONI
Qui fermo le mie provocazioni intellettuali, non per
mancanza d’argomenti quanto per continenza già troppo tardiva.
Se siete arrivati fino a questo punto nella lettura di
questo ragionamento sbanalizzante quanto esistenziale meritate una risposta
alla domanda: ma quali competenze ha questo tizio nel ragionare sulle possibili
modifiche costituzionali per rendere più “democratico” il paese in cui vive?
Semplicemente mi sento un elettore con responsabilità di
determinare le stesse leggi alle quali sottostare e che, con i mezzi
intellettuali cui dispone, tenta di formarsi delle opinioni sulle scelte da
fare perché tale paese sia migliore per tutti e non solo per alcuni e tra
questi se stesso.
Se siete elettori consapevoli sapete che il vostro voto e quindi la vostra
opinione in politica è determinante quanto quella di un luminare o di un
idiota. Quindi … date voce alle vostre sensazioni così che divengano un
racconto, date voce alle vostre idee così che rendano significativo il vostro
racconto, date voce alla vostra voce così che il significato del vostro
racconto diventi significativo anche per altri nel condividerlo o
nell’opporvisi, date voce alle vostre azioni così che il significato delle
vostre idee diventi comportamento coerente, diventi … una scultura del
pensiero.
Essere comunque una luce nel buio, o una luce, pur
fioca, che si aggiunge alle altre per avere più luce.
Per coerenza … spero di essere stato abbastanza chiaro.
Antonio CAMPO 13/07/2011
Post Scriptum
Come diceva George Orwell nel libro "Gli anni
dell'«Observer»” “ Sapere dove andare e sapere come andarci sono due processi
mentali diversi, che molto raramente si combinano nella stessa persona. I
pensatori della politica si dividono generalmente in due categorie: gli
utopisti con la testa fra le nuvole, e i realisti con i piedi nel fango.”
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