domenica 4 novembre 2012

Il Parlamento bicamerale e la produzione di leggi


Il Parlamento bicamerale e la produzione di leggi


La Costituzione Italiana stabilisce che la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere (art. 70). Tale meccanismo è stato voluto dai legislatori della costituzione per assicurare almeno tre tutele:

·         avere un passaggio legislativo di “raffreddamento” che dia la possibilità d’intervento dell’opinione pubblica rispetto alla legge che si sta approvando in via definitiva;

·         avere in almeno un passaggio legislativo una rappresentanza legata ai vari territori dello stato che ne tuteli le specificità e gli interessi nelle leggi in approvazione definitiva

·         avere i pareri di copertura di bilancio e di legittimità costituzionale su di un testo definitivo e consolidato dalle varianti, potenzialmente approvabile successivamente così com’è

Ciò significa che per diventare legge un progetto deve essere approvato nell'identico testo da Camera e Senato. Il bicameralismo perfetto, ovvero la duplicazione della stessa funzione legislativa, è spesso accusato di:

·         far rallentare indefinitamente l’iter delle leggi non rispondendo alla velocità del mondo attuale;

·         essere causa di una spesa ingiustificata in quanto duplica i costi diretti ed indiretti della sede legislativa;

·         rende difficile per l’elettore seguire le logiche di voto dei singoli eletti (incomprensibilità aggravata dall’impossibilità di seguire le evoluzioni decisionali del numero pletorico di parlamentari 941 “quasi 1000!”);

·         aver perso le ragioni storiche e funzionali per le quali era stata istituita questa duplicazione ovvero della necessità che non si approvassero leggi liberticide senza sufficiente dibattito nel paese con colpi di mano che impongano una legge;

·         produrre una legislazione prescrittiva di un numero sterminato di norme spesso scritte in modo da mettere in difficoltà anche un giurista disseminando in varie leggi argomenti più disparati e lasciando sopravvivere leggi inapplicabili o culturalmente divenute prive di senso per l’evoluzione della tecnologia o dei costumi.

Posta in questi termini sembra evidente che va tolta sia la duplicazione della funzione che il numero pletorico dei legislatori.  Ma considerando ogni punto ci si accorge che alcune modifiche vanno fatte ma per le ragioni diverse da quelle indicate! Ed altre vanno fatte tutelando in altro modo con meno effetti collaterali indesiderati o più efficace l’argine che esse costituiscono

Parlamento - Accusa di lentezza legislativa


L’accusa di “far rallentare indefinitamente l’iter delle leggi non rispondendo alla velocità del mondo attuale” questo non è affatto vero in quanto possiamo constatare che nella legislazione Italiana le leggi sono eccessive nella quantità, prodotte a getto continuo, sempre nuove e compulsivamente cambiate.

Nulla è più contrario alla guarigione del cambiare spesso i rimedi” come diceva Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.) filosofo e politico latino.

Il cambiare spesso le leggi rivela che quelle fatte sono inefficaci e frettolose. Una legge è efficace quando nel tempo non si sente il bisogno di cambiarla. Non è la velocità con cui si fa che la rende efficace quanto la capacità di precorrere i tempi. Non è possibile che la legge duri nel tempo con efficacia se si limita a rincorre gli eventi, anzi spesso è dannosa.

È falso che le leggi che la maggioranza politica intende far promulgare debbano sottostare a dibattiti biblici infatti le più importanti sono approvate in doppia lettura in una ventina di giorni (anche leggi finanziarie da far tremare i polsi!). La lungaggine dell’approvazione di disegni di leggi è spesso dovuta alla semplice volontà di non approvarle. Le forze politiche maggioritarie trovano spesso più comodo e furbo lasciarle nel limbo della spoletta legislativa tra le due camere del parlamento invece di, più onestamente, bocciarle definitivamente. Quindi le leggi bloccate per anni nella spoletta tra le due camere sono una stortura dovuta al voto di scambio tra le forze politiche, anche interne alla maggioranza, in ordine alla possibilità di poter dire agli elettori “abbiamo, a questo proposito …, un disegno di legge in discussione già approvato in una camera …” di cui si sa a priori l’impossibilità politica contingente alla sua approvazione definitiva.

Il problema, quindi, non è nella lentezza dell’elaborazione delle leggi ma nella loro eccessiva frequenza e la loro bassa qualità in chiarezza ed efficacia.

Per dirla parafrasando Esopo “La tartaruga arriva alla meta e la lepre si distrae e non coglie che la ragione della gara non sta nell’essere più veloci ma nell’arrivare per tempo al risultato

Il problema principale non è quindi la lentezza nel legiferare o il costo … i problemi sono:

·         nella iperlegificazione (troppe leggi);

·         l’oscurità tecnica e linguistica che le rende incomprensibili all’elettore medio (leggi espresse con termini troppo tecnici);

·         la disseminazione di norme di varia natura in stesse leggi e improbabilità di trovare normato un argomento in un’unica raccolta di leggi (disorganizzazione dei testi di legge);

·         troppe proposte di legge senza un sufficiente consenso parlamentare di base (leggi specchietto)

·         la sistematica trascuratezza nel prendere in considerazione le leggi di iniziativa popolare;

·         il passaggio in sedi legislative improprie (decreti del governo e leggi delega)

·         la prescrittività e la poca astrattezza delle leggi (leggi che prescrivono modalità caso per caso invece di definire criteri generali)

Quindi il dramma più grosso dei processi legislativi non è la lentezza ne il costo delle leggi prodotte quanto la loro qualità … per questo bisogna prioritariamente assicurare almeno la qualità formale delle stesse e subordinatamente la non conflittualità d’interesse in chi le vota.

SI PROPONE

·         Di dare al Presidente dei vari livelli territoriali la responsabilità della correttezza formale delle leggi relativamente alla coerenza delle stesse in testi unici, alla loro comprensibilità da parte di un elettore medio, al rispetto della costituzione e alla non ingerenza nei livelli legislativi inferiori o superiori. E dare a questi gli strumenti giuridici e tecnici per condizionare il processo legislativo alla correttezza nella tecnica legislativa;

·         Che il Presidente dei vari livelli territoriali non promulghi leggi incomprensibili ad un elettore medio, non inserite o modificare testi unici con norme inserite in leggi di differente natura;

·         Per la legislazione passata, prodotta ai vari livelli, essa resta valida finché il Presidente non ne dichiari la decadenza da quel momento gli articoli di legge o parti di essi indicati dal Presidente se entro due anni non sono riformulati dal Parlamento Legislatore decadono e vengono cancellate in automatico e far sparire leggi che nessuno avrebbe il coraggio di sostenere. (questo fornisce uno strumento di pressione per il Presidente per far riscrivere secondo la nuova norma la vecchia legislazione) il Presidente non può far decadere più di 10 leggi all’anno. (questo per limitare la sua azione ad uno stimolo e non ad un pressing esautorante il Parlamento Legislatore);

·         Il Presidente dei livelli subordinati deve procedere alla indicazione della non conformità di leggi vigenti o parte di esse al modificarsi delle leggi quadro del livello superiore;

·         Di non ammettere la presentazione proposta di legge da parte di qualsiasi soggetto accreditato alla proposta nelle sedi previste se non come integrazione o modifica o cancellazione di una legge esistente relativa ad un testo unico. In caso di legge relativa a tematica autonoma non prevista nei testi unici si può proporre l’istituzione di un nuovo testo unico. (questo dovrebbe assicurare la non proliferazione e affastellamento di leggi sullo stesso argomento e il mantenimento nel tempo della coerenza della legislazione relativa ad un argomento);

·         Di non poter proporre in una legge unica di modifica a più leggi che partecipano a più testi unici legislativi differenti se non come leggi autonome di riscrittura per raccordo di norme collegate alla legge proposta. Si istituisce il testo unico della forma consentita nella proposta e stesura delle leggi di ogni ordine e grado e della loro variazione o decadenza automatica. (avendo ogni livello territoriale potere legislativo e ordinamentale nell’ambito delle leggi del livello superiore e non intervenendo nell’ambito inferiore le leggi prodotte devono essere lineari astratte e autosufficienti in modo che ogni livello legislativo possa operare nel suo ambito senza equivoci o conflittualità giuridiche);

·         Nella scrittura degli articoli di una legge permettere raramente, solo quando non sia improponibile diversamente,  il riferimento ad altre leggi o altri articoli di legge (ciò permette un intervento di manutenzione delle leggi e una comprensione irrinunciabili se le leggi devono essere a misura di elettore medio)

·         Non ammettere i disegni di legge che non trovano il sostegno di 1/30 dei legislatori  per l’inserimento in agenda politica (si vuole che vi sia il sostegno minimo iniziale senza il quale si può ricadere nella iscrizione di proposta di legge provocatoria o strumentale che impegna senza costrutto la discussione);

·         Di impedire la sopravvivenza dei disegni di legge, approvati in prima lettura, che non giungono alla promulgazione entro 6 mesi dal primo inserimento in discussione. E’ responsabilità del Presidente del Parlamento Legislatore garantire la discussione di tutte le proposte o la dichiarazione che le proposte di legge presentate non trovano spazio sufficiente nel dibattito  parlamentare in un tempo dato o utile. Di essi nessuno ne può rivendicare la paternità o l’esclusiva e chiunque può riutilizzare in tutto o in parte il testo e i materiali connessi. (si vuole impedire la sopravvivenza nominale di proposte di legge approvate solo in prima lettura e non ridiscusse o continuamente modificate. Di impedire la proposta di mettere in agenda politica leggi in cui non vi sia già un sufficiente sostegno in parlamento. Di non far presentare proposte di legge la cui trattazione non trova spazio nel calendario dei dibattiti disponibile);

·         Di obbligare il parlamento a dedicare almeno 1/3 del proprio tempo per la discussione delle proposte di legge di origine popolare che devono concludersi con il sostegno o con la decadenza della proposta in esame;

·         Che il Governo non possa legiferare e debba solo regolamentare in forza di una legge e che il Parlamento Legislatore non possa regolamentare nel dettaglio ma possa solo stabilire principi generali.

Ragionando sull’obbiettivo di ridurre i tempi di produzione di una legge si deve cogliere contestualmente il non fare proliferare le leggi vigenti quindi diventa negativa la velocità di approvazione di leggi se fanno aumentare la mole della legislazione vigente a scapito della qualità.

Altro ragionamento riguarda la coerenza, la comprensibilità e la semplicità di applicazione delle leggi che devono trovare costante attenzione e non una periodica attenzione dovuta all’emergere delle esagerazioni. Quindi diventa necessario uno strumento stabile che renda coerente, funzionale e comprensibile il corpo di leggi vigenti.

Un ultimo ragionamento è sull’impedire che le leggi del Legislatore diventino delle regole di dettaglio e impedire che chi governa produca leggi generali (si vuole che il legislatore detti le linee guida e chi governa ne indichi il dettaglio senza commistione dei ruoli).

La legge deve diventare un ambito in cui poter scegliere e non una morsa da subire.

 
PENSIERI ISTANTANEI
Troppe leggi nessuna legge
Anonimo Antica Roma
 

 

 

 
PENSIERI ISTANTANEI
La legge che insegue gli eventi non li governa.
Una legge se si basa su principi chiari
precorre i tempi e mantiene efficacia al cambiare degli eventi.
Antonio CAMPO 2012
 


Parlamento - Accusa di costo eccessivo


L’accusa di ”essere causa di una spesa enorme in quanto duplica i costi diretti ed indiretti della sede legislativa” è opinabile relativizzandola. In definitiva la valutazione del costo di qualsiasi cosa va considerato rispetto a più aspetti, ad esempio:

·         Quanto incide nella spesa complessiva?

·         Cosa accadrebbe a non pagarne il costo?

·         Spendendo di più ottengo maggiore risultato?

·         Fino a che importo i risultati ne giustificano il costo?

Sinceramente non è facile rispondere perché non vi sono dati oggettivi ufficiali attendibili quindi per non dare i numeri a caso è preferibile non dare una risposta a queste domande pur ritenendole significative e ci limitiamo ad un ragionamento per induzione ed esclusione.

 
PENSIERI ISTANTANEI
Se pago 100 e mi è utile 2 volte è mi costa 50 per ogni volta che mi è stata utile.
Se pago 1000 e mi è utile 100 volte mi è costata 10 per ogni volta che mi è stata utile.
Il costo vero è dato dalla resa effettiva meno l’aspettativa di resa immaginata
Antonio CAMPO 2012
 

Il costo del parlamento e di tutti gli organi legislativi delle articolazioni dello stato è il costo della democrazia. Azzerare questo costo vorrebbe dire azzerare la democrazia. Ridurne il costo riducendo la qualità e quantità di democrazia non dovrebbe ritenersi accettabile. Aumentare l’efficacia democratica a parità di costo questo dovrebbe essere l’obbiettivo specialmente in tempi di crisi.

 
PENSIERI ISTANTANEI
Posso rinunciare ad una spesa di 10 per un bene desiderabile
Non posso rinunciare a una spesa di 1000 per un farmaco o un bene esistenziale.
In democrazia il costo della stessa è esistenziale … ma non deve essere inefficace!
Antonio CAMPO 2012
 

Il costo dell’attività legislativa può essere ridotto, anche senza diminuire il numero dei legislatori, semplicemente escludendo alcune voci di spesa che nulla hanno a che fare con l’attività legislativa e diminuendo al minimo indispensabile le voci di finanziamento dell’attività legislativa propria. E nulla vieta a priori di ridurre sia i costi che il numero dei legislatori.

SI PROPONE

·         Stabilire che tutta la legislazione sul finanziamento della politica e dei vantaggi che la classe politica deve fruire per adempiere con efficacia alla propria funzione sia fatta da una assemblea legislativa temporanea che non appartenga alla classe politica o amministrativa dello Stato “Parlamento Regolatore”. (si vuole affermare che chi è soggetto di vantaggi per la funzione svolta non possa stabilire da solo quali, quanti e come essi debbano essere)

·         stabilire il principio che ogni somma di finanziamento della politica sia corrisposta al singolo legislatore e non ad altri e che questa è da considerarsi un finanziamento netto e complessivo della sua attività legislativa e politica attiva per un periodo dato. (si vuole escludere i partiti dal finanziamento diretto a carico dei contribuenti e rendere tale contribuzione certa, controllabile, non gonfiabile surrettiziamente in mille rivoli ed poterne attribuire la responsabilità morale dell’uso all’eletto che deve darne conto ai propri sostenitori ufficiali della candidatura)

·         svincolare lo “stipendio” dei parlamentari dal collegamento a qualsiasi altra categoria. (si vuole impedire la furbata di aumentarsi il “reddito” aumentando il reddito di una categoria di lavoratori ad essi collegata come attualmente lo sono gli stipendi dei magistrati agli stipendi dei parlamentari)

·         solo i parlamentari eletti ed in carica ricevono tale finanziamento ed esso termina al decadere del mandato. (si vuole escludere il finanziamento di posizioni politiche non rappresentate scoraggiando la creazione di partiti o cartelli elettorali di comodo che percepiscano contributi a carico dei cittadini)

 
PENSIERI ISTANTANEI
Chi paga deve sapere chi sta pagando e per quale utilizzo.
In democrazia non si paghino i partiti,
si paghino i singoli politici rendendo pubblico ogni spesa effettuata con quei soldi.
Antonio CAMPO 2012
 

·         I parlamentari ricevono il finanziamento prescindendo dai voti rappresentati. (si vuole impedire che i parlamentari abbiano una dignità economica legata al peso della rappresentanza in quanto molti o pochi elettori il peso del voto cambia ma la dignità culturale della posizione politica espressa deve essere la stessa)

·         tale finanziamento è stabilito per tutto il corpo legislativo dello stato ogni 2 anni e ripartito secondo criteri di solidarietà, equità e merito. (si vuole stabilire che si parte da una percentuale effettiva delle entrate previste dello stato e poi questa si ripartisce risentendo in automatico della salute fiscale del paese e inducendo ad una lotta contro l’evasione fiscale per non dover aumentare la tassazione procapite e agevolare le misure che fanno aumentare la produttività del paese)

·         Mediamente ogni parlamentare prende 360mila euro l’anno (30mila euro al mese). (come diceva il buon Totò se 30mila euro al mese vi sembrano poche per assorbire le spese personali e le spese dell’attività politica allora è meglio che non si candidi affatto)

·         Ogni parlamentare deve assicurare una presenza minima in sede legislativa di 520 ore ad anno legale la sua assenza non giustificata da missioni o malattie gravi che impediscano anche il televoto comporta una decurtazione di mille euro all’ora. (si vuole evidenziare che l’assenza sistematica produce un danno di rappresentanza che deve essere ridotto al minimo indispensabile)

·         Nessun parlamentare prende meno di 2mila euro al mese al netto delle eventuali decurtazioni. Le decurtazioni non applicate si applicano alle mensilità successive ma decadono e sono inesigibili se il mandato decade. (si vuole garantire che nessun parlamentare abbia un tenore di vita indegno)

·         Le decurtazioni cumulate sono divise, a fine mese, tra tutti i parlamentari con diritto di voto o solo proponenti. (si vuole creare un contraddittorio interessato in modo che non vi sia omertà o solidarietà con gli assenteisti)

·         Sono aboliti vitalizi e costituzioni di pensioni retributive. (si vuole impedire che la politica crei privilegi disgiunti dalla funzione contingente)

 
PENSIERI ISTANTANEI
Il servizio politico non va mai pagato a prestazione ma a disponibilità.
Il pagamento pubblico del politico lo renda sufficientemente libero da assilli esistenziali ma lo costringa a sapersi gestire le spese personali e politiche con una somma giornaliera data.
Antonio CAMPO 2012
 

·         Sono aboliti rimborsi spesa o quote forfettarie per il vitto, l’alloggio, il trasporto, le comunicazioni, il guardaroba, cure mediche ed altri benefici personali quando non in missione. (si vuole stabilire che tali costi sono da affrontare con il finanziamento mensile assegnato ad ogni legislatore)

·         Sono aboliti pagamenti esterni per collaboratori o consulenti personali, per uffici o sedi di rappresentanza, per cancelleria e propaganda (si vuole stabilire che tali costi sono da affrontare con il finanziamento mensile assegnato ad ogni legislatore)

·         Tutti i parlamentari possono valersi dei servizi di qualsiasi sede legislativa quali consulenze, consultazione e ricerca testi, traduzioni, sedi di riunione e conferenza, servizi di convenzioni di beni e servizi senza oneri per lo stato. (si vuole stabilire che i servizi di funzionamento e potenziamento dell’efficacia politica devono essere unificati e disponibili a tutti i legislatori e che i risultati di tali servizi siano resi gratuitamente a tutti i cittadini che li hanno già pagati)

Le spese della politica, finanziate dallo Stato, devono basarsi sul principio di nettezza della separazione tra costi politici e costi privati. Le regole che ne scaturiscono devono impedire, nella pratica, quelle zone ambigue in cui tali costi si sovrappongono. Ad ogni politico, giornalmente, devono essere imputati e resi noti a tutti gli elettori i costi assoluti delle attività dallo stesso generate e non pagate con il finanziamento diretto a suo carico, ad esempio consulenze, trasporti e logistica, personale e costi della sicurezza ed altro in modo che l’elettorato possa apprezzarne i risultati a fronte delle spese.

Parlamento - Accusa di inattualità


All’accusa di “aver perso le ragioni storiche e funzionali per le quali era stata istituita questa duplicazione ovvero della necessità che non si approvassero leggi liberticide senza sufficiente dibattito nel paese con colpi di mano che impongano una legge” si può rispondere che di sicuro la duplicazione della stessa sede legislativa perde significato se si riesce a tutelare la funzione di possibilità di intervento dell’elettorato tra la prima e seconda lettura in caso la legge approvata in prima lettura sia “troppo controversa” o impopolare. E si salvaguardi la possibilità di far intervenire tutte le sensibilità del corpo elettorale.

SI PROPONE

·         Per ovviare alla duplicazione senza togliere la tutela della doppia lettura si potrebbe trasformare in un parlamento monocamerale il Parlamento Legislatore ed imporre un meccanismo di doppia lettura gestito dal Presidente dello Stato con un tempo minimo / massimo nella legislazione ordinaria in modo che l’elettorato possa intervenire in sedi istituzionali di parlamenti Deliberativi o tramite tele votazione diretta di Parlamenti Popolari o tramite intervento in tavoli di concertazione delle rappresentanze della società in forza dei loro iscritti.

·         Il sistema di voto può escludere la rappresentanza di alcune sensibilità culturali dovuta al dimezzamento dei parlamentari della camera dei deputati quindi per ovviare alle esclusioni più evidenti si da al Presidente la facoltà di accreditare in parlamento, con diritto di intervento e di proposta di legge o di mozione, ma non di voto i rappresentanti accreditati dei partiti non rappresentati da legislatori in parlamento, dei sindacati, dei movimenti e associazioni, anche gli attuali senatori a vita potrebbero mantenere il solo diritto di parola (togliendo quest’aberrazione del seggio a vita e del fatto eversivo alla pari dignità degli elettori per cui il voto di un elettore diventato senatore a vita vale migliaia di voti senza rappresentarne che il proprio. Questa la sento come una surrettizia aristocrazia ovvero un mostro giuridico).

L’esclusione di una parte dell’elettorato al voto per una dei due rami del parlamento, per mere ragioni anagrafiche, deve avere una motivazione democratica che al momento non mi sembra avere. Se è vero che l’età può essere un criterio di differenziazione nell’ammissione alla vita politica può essere pensabile che a varie età possano risultare accessi a livelli di partecipazione e capacità decisionali maggiori. Non mi sembra però ammissibile che a parità di età il votare per una rappresentanza a pieno titolo di un ramo del parlamento non dia possibilità di rappresentanza nell’altro ramo che fa la stessa attività!.

Parlamento – Accusa di astrusità


L’accusa di “rendere difficile per l’elettore seguire le logiche di voto dei singoli eletti (incomprensibilità aggravata dall’impossibilità di seguire le evoluzioni decisionali del numero pletorico di parlamentari 941 “quasi 1000!”)” è pertinente. Di solito le letture delle leggi che “interessano realmente” la maggioranza subiscono tre letture prima dell’approvazione definitiva. Una camera elabora la prima stesura della legge, questa passa alla seconda camera che di solito vi apporta delle correzioni e passa alla prima camera che approva la legge con le modifiche della seconda camera, quindi il Capo dello Stato la Promulga. In tali passaggi si celano gli inserimenti di norme che poco hanno a che fare con la funzionalità e miglioramento del testo di legge quanto sono concessioni funzionali al voto di scambio. In questi passaggi si applicano quelle strategie ostruzionistiche per cui si ostacola una norma condivisa o si approva una norma avversata se questo può danneggiare o avvantaggiare le forze politiche concorrenti in base a utilità politiche che si articolano in più passaggi con gruppi di rappresentanza diversi. Tutto ciò non facilita l’opera di valutazione della rappresentanza dell’eletto da parte dell’elettore comune.

Il rapporto ideale tra eletti ed elettori non esiste


Ridurre il numero dei parlamentari per rendere più chiara la responsabilità politica dei singoli legislatori da un lato agevola il controllo del comportamento degli eletti ma dall’altro può entrare in contraddizione con il principio di garantire la massima rappresentatività e realizzare la più ampia e diffusa partecipazione alla formazione delle leggi e al controllo del governo. Il ragionamento fatto è che meno persone elette come legislatori vuol dire anche più concentrazione di potere decisionale, meno sensibilità culturali coinvolte.

Di fatto oggi in Italia il rapporto tra eletto ed eletti è approssimativamente di 80mila elettori a un deputato e questo dato si ottiene avendo circa 60milioni di abitanti di cui circa 50milioni di elettori diviso 630 deputati. Se si immagina di ridurre drasticamente a 100 i rappresentanti si avrebbe un rapporto di 500mila ad uno. Questa concentrazione impoverisce e concentra di molto l’attuale rappresentanza ma è mia opinione che possa essere un accettabile compromesso tra consistenza delle individualità coinvolte e significatività di ogni rappresentante in termini percentuali di peso di voto.

Non esiste un rapporto numerico ideale tra eletti ed elettori e la scelta di un rapporto numerico o percentuale è sempre una scelta di compromesso tra elementi anche antagonisti di inclusività, autorevolezza, resistenza al ricatto e alla corruttibilità, economicità. Vi sono però delle soglie oltre le quali vi è un’evidenza della mancanza di rappresentatività degli eletti.

Ragionando sulla soglia minima il gruppo di persone elette che possano dirsi rappresentative delle opinioni politiche di una società non può essere di due o tre eletti in quanto non vi sarebbe sufficiente varietà di declinazione della stessa opinione quindi ipotizzando due o tre proposte alternative dovremmo avere almeno due o tre sostenitori di ogni proposta per cui si può, molto approssimativamente, ritenere che 9 potrebbe essere il numero più piccolo comunque equilibrato nella varietà di rappresentanza espressa.

Ragionando sulla soglia massima le considerazioni sono basate sul fatto che la democrazia diretta diventa difficoltosa da condurre quando si parla di qualche migliaio di votanti.  Se arbitrariamente poniamo la soglia a mille in alcuni casi avremo quasi la partecipazione diretta di piccole comunità ed in altre un rapporto di un rappresentante ogni 50mila votanti.

In definitiva il metodo democratico di scelta oscilla tra incontro e scontro, ovvero, tra la ricerca del compromesso e punto di mediazione più ampio possibile e all’opposto la ricerca di una parte sociale di prevalere sulle opinioni inconciliabili mettendole in svantaggio cronico.

La scelta democratica della maggioranza semplice porta a rendere poco influenti le politiche minoritarie, per quanto grande possa essere il numero di rappresentanti per ogni posizione politica o votanti così che esse hanno solo la dignità di espressione nelle sedi istituzionali.

Ottenere una governabilità tramite il sistema di voto è una truffa


È da ritenersi fuorviante (di fatto una degenerazione) la considerazione che sia giustificabile la perdita di effettiva rappresentatività a favore di una maggiore governabilità.

Non è ammissibile nessun meccanismo premiale che falsi l’effettiva distribuzione dei voti sulle posizioni rappresentate.

Non è ammissibile l’annullamento della rappresentanza a coloro che scelgono un candidato che non raggiunge i voti necessari alla sua elezione.

Non è ammissibile assegnare eletti in base al territorio e non in base al numero dei votanti.

Si ritiene che l’eccessiva rappresentanza porta a fenomeni di frammentazione politica che rendono difficile la formazione di poche opzioni chiare in quanto ogni microscopica componente politica sarà più interessata ad acquistare visibilità politica che dare forza ad una delle opzioni più fattibili come mediazione politica.

La semplice riduzione dei rappresentanti eleggibili funziona già da quota di sbarramento ed obbliga l’elettorato a concentrarsi su alcune posizioni di minimo comun denominatore.

La governabilità però non viene assicurata da nessun tipo di sistema di voto quanto dall’affermazione di meccanismi di sostituzione che spostano la sede decisionale in caso di stallo.

PROPOSTA

Per il Parlamento Legislatore il voto deve essere proporzionale con doppio turno sul rinnovo di un terzo della rappresentanza

Nel primo turno si stabiliscono gli eletti e nel secondo turno il peso di rappresentanza di ogni eletto e la redistribuzione dei pesi di rappresentanza dei rappresentanti dei due terzi non rinnovati su base preferenziale

L’obbiettivo del sistema elettivo quindi non può e non deve essere quello di ridurre la frammentazione politica per assicurare una maggiore governabilità. Tutte le  strategie di voto che come obbiettivo hanno il creare condizioni di aggregazione politica per assicurare maggiore governabilità sono una truffa e una gravissima offesa ai principi della democrazia diretta quanto indiretta che ad essa si deve ispirare.

La governabilità va assicurata impedendo le pratiche ostruzionistiche e rendendo determinanti in sede legislativa, ed in certe condizioni, anche le maggioranze relative

Disinteressiamoci della questione costi e concentriamoci sui seguenti aspetti:

·         Se gruppo selezionato di persone sia sufficientemente grande da avere una gamma di sensibilità politiche individuali ampia;

·         Se gruppo selezionato di persone sia sufficientemente grande da non rendere facile il controllo coercitivo su pochi decisivi voti;

·         Se gruppo selezionato di persone sia sufficientemente piccolo da poter essere monitorato e riconosciuto e giudicato individualmente dall’elettore medio;

·         Se gruppo selezionato di persone sia sufficientemente piccolo da permettere facilmente il potersi conoscere e interloquire come farebbero persone di opinione diversa che tentano di convincere, di comprendere le ragioni dell’altro, di trovare punti d’incontro e mediazione.

In sintesi:

dovremmo garantire la pluralità di sensibilità rappresentate in sede legislativa se si definiscono dai 100 ai 300 parlamentari si garantisce un sufficiente apporto di sensibilità e se a questi si aggiungono fino ad un massimo di 30 parlamentari senza diritto di voto che rappresentino le realtà sociali più significative quali i partiti che non hanno legislatori collegati, sindacati, associazioni e si aggiunge anche la possibilità di apporti dalle sedi di discussione popolare istituzionalizzata

 
PENSIERI ISTANTANEI
Se affidate la vostra vita a qualcuno
Fate in modo che non possa non condividere la vostra sorte.
 Antonio CAMPO 2011
 

 
dovremmo garantire il controllo popolare e la possibilità d’intervento tra la prima e seconda lettura sulla legge in approvazione che, pur non essendo contraria al dettato costituzionale (verificato dalla Commissione  Costituzionale) , potrebbe essere contraria agli interessi della maggioranza degli elettori attivi in politica. La doppia lettura, il Presidente dello Stato, Il Parlamento Deliberativo, il referendum confermativo sono tutti strumenti che possono garantire da colpi di mano dei legislatori.

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